7 dicembre 2024: dall’Omelia di S.E. mons. Ulrich
per la messa di riapertura di Notre-Dame cattedrale di Parigi
Comme notre sœur Madeleine Delbrêl – une humble croyante qui a fréquenté cette église, une servante des pauvres dans nos quartiers et ceux de la région parisienne – laissez-vous, comme elle, “éblouir par Dieu”! Elle avait vingt ans quand ce désir, cet éclair l’a touchée, et c’était il y a tout juste cent ans. Dieu est la liberté même, la liberté qui se livre, qui se donne ; Il se révèle à nous sur cet autel ; nous attendons sa venue en notre chair, à Noël qui approche.
Come la nostra sorella Madeleine Delbrêl – un’umile credente che ha frequentato questa chiesa, una serva dei poveri dei nostri quartieri e di quelli della regione parigina – lasciatevi, come lei, “abbagliare da Dio”! Aveva vent’anni quando questo desiderio, questo lampo l’ha folgorata, esattamente cent’anni fa. Dio è la libertà stessa, la libertà che si consegna, che si dona; su questo altare Egli si rivela a noi; noi attendiamo la sua venuta nella nostra carne, nel Natale che si avvicina.
Ricordiamo alcuni momenti speciali vissuti da Madeleine nella Cattedrale di Notre-Dame:
Nel 1923, mentre si interroga sull’esistenza di Dio, dedica diversi componimenti alla cattedrale parigina di Notre-Dame. Eloquente la poesia del 31 maggio 1923, in cui la cattedrale parigina, simbolo della fede e della Chiesa, le appare, in una suggestiva contemplazione notturna, come una grande nave che si staglia all’orizzonte. Vi si avvicina con l’animo pieno di speranza, come il “naufrago” che vi intravede una possibilità di salvezza, di luce, di pacificazione del cuore, e che può così guardare al futuro non più con timore, ma con fiducia:
«Perpetua nave che nei secoli vai
E che i flutti del tempo non potranno sommergere
Non rifiutarci la tua ombra salutare
Da essa attendiamo ogni luce chiara
(…) Resta all’orizzonte promessa e ricordo
E continuità che custodisce l’avvenire»
(“Cantique” [31.05.1923], in: La Route, 109-11).
Quando nel 1927 scrive alla madre di aver chiarito la sua vocazione, la riassume ricorrendo rielaborando una frase che attribuisce al padre Sanson, quaresimalista di Notre-Dame di Parigi: Dieu est essentiellement celui qui se donne – Dio essenzialmente è Colui che si dona»: frase da lei annotata nei primi mesi del 1926.
È a Notre-Dame che compie l’ultimo saluto a tre persone decisive nella sua vita, partecipando alle liturgie funebri:
8 giugno 1949: funerale del card. Emmanuel Suhard, arcivescovo di Parigi
6 maggio 1955: funerale di p. Jean Maydieu O.P., grazie al quale cominciò a mettere in discussione il suo radicale agnosticismo
10 gennaio 1958: funerale di don Jacques Lorenzo, sua guida spirituale per più di trent’anni
In particolare è significativo quanto scrisse commentando il funerale del card. Suhard, quando “il popolo di Parigi”, composto di credenti e non credenti, accorso al funerale del “padre”, era stato lasciato sotto la pioggia fuori dalla chiesa di Notre-Dame, resa accessibile solo al clero, ai religiosi, alle varie personalità e agli invitati ufficiali. Il suo commento è eloquente:
I credenti hanno elevato il loro cuore verso il padre che aveva saputo comprenderli e il loro cuore ha pesato di una pena doppia.
I non credenti senza dubbio hanno creduto ancora un po’ meno. Non hanno potuto incontrare, attraverso questa pompa fredda e organizzata, la divina e materna tenerezza che forse li attendeva dietro le pietre.
Mostra qui tutto il suo desiderio di far passare dell’amore in ogni segno ecclesiale. Di rendere la Chiesa sempre più amabile e amorevole.
Articolo di dicembre dal sito “vino nuovo” sull’apertura di Notre Dame e Madeleine Delbrêl (dall’autore Sergio Di Benedetto): https://www.vinonuovo.it/comunita/esperienze-di-chiesa/notre-dame-madeleine-delbrel-e-una-cattedrale-senza-un-popolo/