Francesca D’Angelo, Intervista a Elisabetta Salvatori (Credere n. 16 del 16 aprile 2023)
La realtà può essere la più affascinante maestra di vita. Ed è lei – la cruda quotidianità – che ogni sera porta in scena, a teatro, Elisabetta Salvatori.
«Nei miei spettacoli, ho scelto di raccontare solo storie vere, che possano essere d’ispirazione per me e per chi le ascolta», spiega l’attrice toscana, «Le testimonianze possono infatti cambiare la nostra esistenza o comunque farci rendere conto di tutte le risorse e le possibilità che abbiamo». Tra i suoi personaggi più amati, si sono però conquistati un posto d’elezione i santi le cui «vite straordinarie sono appassionanti e ispirazionali».
La prima a, diciamo così, debuttare è stata Caterina Da Siena, poi è stata la volta di San Pellegrino, di Maddalena di Canossa e dell’apostolo Marco con il suo testo sull’Apocalisse. Infine, ma non per importanza, sta riscuotendo molto successo lo spettacolo Come gli scambi del treno, dedicato alla vita e alle opere di Madeleine Delbrêl. «E dire che all’inizio non volevo nemmeno farlo», ammette Salvatori. «Pensavo di aver già detto tutto sul misticismo con Caterina Da Siena e quindi, quando mi chiesero di realizzare una pièce su Madeleine in occasione di un convegno nazionale sulla santa, lo feci controvoglia. Il testo non mi convinceva per nulla. Quando lo finii, mi dissi addirittura: mai più!». Passarono così diversi mesi finché una suora non la contattò per richiederle proprio quello spettacolo. «Lo ripresi in mano ed era come se lo leggessi per la prima volta: per certi versi è come se Madeleine mi avesse aspettata. Ora è una delle opere che porto più volentieri a teatro».
D’altronde la storia della mistica, poetessa e assistente sociale francese è a dir poco appassionante. La nostra nasce nel 1904 in Dordogna e fin da subito si distingue per la spiccata intelligenza. Penna raffinatissima, a 17 anni già disquisiva sui massimi sistemi ergendosi, al grido di “Dio è morto!”, a esponente dell’ateismo e del comunismo. Questo finché non incontra e non si innamora di un ragazzo: Jean Maydieu. Il giovane ricambiava il suo amore ma nel 1925 decise comunque di lasciarla per entrare nell’Ordine domenicano. La sua scelta sconvolse profondamente Madeleine ma la spinse anche a riconsiderare la possibilità dell’esistenza di un Dio. «La rottura con Jean fu una sofferenza imprevista e pazzesca ma è lì che nasce una Madeleine diversa: la sua vita cambia direzione e capisce che dietro al dolore può nascondersi un destino di gioia». La ragazza iniziò così a pregare, ma non perché si fosse già convertita. Semplicemente, come spiegò lei stessa, viveva la preghiera come “l’unico atteggiamento possibile e onesto da avere, una volta accettata la possibilità dell’esistenza di Dio”. Si avvicinò così al Vangelo e la Parola le scoppiò dentro il cuore. «A quel punto, si converte», continua Salvatori. «Inizia a portare la fede per le strade, tra la gente: non fa nulla di straordinario ma la quotidianità diventa straordinaria». Nei suoi scritti la santa riflette sul fatto che, se Dio è dappertutto, il vero problema è che noi siamo altrove.
«Di fatto, anticipa il concetto di Chiesa in uscita caro a Papa Francesco ma anche i valori della tenerezza e il tema della periferia», continua l’attrice, «durante la Guerra Mondiale, Madeleine viene contattata per formare assistenti sociali e la prima cosa che insegna loro è la tenerezza: li invita a toccare le piaghe aperte della gente con dolcezza, per fare sì che non provino dolore». Dunque una fede semplice ma al contempo consapevole dell’amore di Dio, come quella a cui aspira Salvatori: «sono cattolica e quello che mi piace maggiormente del messaggio cristiano è la leggerezza che infonde nelle nostre vite: la maggior parte di noi vive immersa nella materia, nel qui e ora, invece non è tutto qui.
C’è anche Altro: qualcosa che non vediamo ma che ci vede benissimo. Io mi sento guardata dall’Alto: sapere che se chiedo vengo ascoltata non solo mi dà un senso di protezione ma mi fa sentire parte di un disegno più grande».